Il casale di PICARELLI

La prima notizia storica documentata che si ha del “Casale di Picarelli”la troviamo su una Lapide eretta nella chiesa di S.Leonardo a Lucera(Foggia) e dedicata al nobile avellinese Matteo d’Arminio –Monfort,laureato in legge nel 1649,e “Casalis Picarelli Baroni”.Quindi sappiamo per certo che nel 1649 esisteva un Baronato di Picarelli,attribuito all’epoca al nobile Monfort,e che di conseguenza un baronato era sorto almeno intorno al 1600.
Il Casale Picarelli era abitato da 356 persone,di cui ,181 uomini e 175 donne.Se si pensa che prima del terremoto del 1980,erano iscritti nelle liste elettorali della sezione di Picarelli n.249 persone ,comprese le contrade,a cui vanno aggiunti una media di almeno 100 giovani di età minore ai 18 anni si può facilmente evincere come nel 1754 Picarelli era più popolata che nel 1980.Diverso il discorso considerando i nuovi insediamenti avvenuti dopo il sisma e che hanno sconvolto il nucleo originario della Frazione che oggi con 790 iscritti nelle liste elettorali porta la popolazione locale,comprese le Contrade a circa 1000 abitanti.
Ritornando allo stato delle anime del 1754,si può evincere come il ceppo più rappresentato era quello dei “Picariello”con 18 nuclei familiari,seguito dagli “Spagnuolo”,dai “Melillo”,dai “Genovese”.
Come professioni esistevano un “Maccaronaro” ed un “Lavorante Sarto”,mentre tutti gli altri erano “Bracciali”,quasi tutti lavoranti della terra.
Solo tre famiglie risultavano essere“Benestanti”,mentre tutte le altre erano di umili condizioni,ma nonostante questo solo qualche famiglia abitava in un“Pagliaio”mentre tutte le altre abitavano “In casa propria”.
Questo ci fa intendere come il lavoro dei campi era a livello economico la attività preminente,ed evidentemente questo bastava per avere una vita dignitosa,che permetteva di avere la proprietà di una casa.
Il Casale si sviluppo ulteriormente nell’800, aggiugendo altre attività economiche oltre a quelle della terra, come “falegnami” o “tavernari”.
A proposito dei “tavernari”,ossia di coloro che all’epoca erano considerati dei ristoratori,ci piace ricordare un episodio riportato dalle cronache dell’epoca e successo nella “taverna” di Costantino Barbarisi,che ha anche una sua valenza storica.

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